Storia dell’AUPS
- Le prime Università popolari svizzere
- Nascita dell’Associazione
- La formazione degli adulti si sviluppa
- Certificati e corsi di informatica
- Crisi e conflitti
- Dalla cultura all’economia, dall’UFC alla SEFRI
- Dalle crisi si impara
- Il rinnovamento delle Università popolari
- Presidenti dell’ associazione
- Nota
- Letteratura
- Opuscolo
Le prime Università popolari svizzere
Prima del 1918, tra i promotori di corsi di formazione e formazione continua per adulti figurano l’Associazione per la formazione operaia, organizzazioni ecclesiastiche, la Società svizzera di utilità pubblica e varie associazioni femminili. Sul modello delle University Extensions inglesi, anche le Università si interessano alla formazione per adulti.
Nel 1918, le tensioni sociali provocate dal rapido processo di industrializzazione sfociano nello sciopero generale del 12-14 novembre a cui partecipano 250 000 operai e sindacalisti(1).
Nel 1919 l’Università di Basilea inizia a proporre i primi corsi di Università popolare. Ciò segna l’inizio di una riforma del sistema educativo che mira a coinvolgere ampi strati della popolazione. Sempre nel 1919 nasce l’Università popolare di Berna, a cui nel 1920 segue quella di Zurigo. La loro offerta formativa si rivolge agli operai e a tutti coloro che fino ad allora non avevano avuto accesso alla formazione universitaria(2). Da un lato, la nuova società industriale necessita di una classe operaia meglio istruita, e dall’altro la nuova borghesia cerca di consolidare la propria egemonia culturale.
Oltre a trarre ispirazione dalle University Extensions, il movimento prende a modello i cicli di conferenze universitarie in Austria(3). A livello europeo, il suo obiettivo è di trasformare il popolo «in un’unità armonica, di indurlo a un’azione comune nonché di educare l’individuo e di restituirgli la sua dignità umana»(4).
La classe operaia svizzera si dimostra piuttosto reticente e partecipa solo in piccola misura alle manifestazioni, frequentate soprattutto da donne e uomini di estrazione borghese.
Il movimento delle Università popolari è stato fortemente ispirato dal movimento per l’istruzione dei lavoratori. Lo sciopero nazionale ha contribuito in modo significativo all’idea di utilizzare l’istruzione come ponte tra le classi.
Nascita dell’Associazione
Nel 1923 si tiene la prima conferenza svizzera delle Università popolari.
Nel 1929 Hermann Weilenman, direttore dell’Università popolare di Zurigo, presenta una bozza di statuto per un’associazione nazionale delle Università popolari. La proposta è però accolta con scetticismo e gli sforzi in tal senso vengono quindi rinviati(5).
Dal 1932 l’Università popolare di Zurigo pubblica la rivista Volkshochschule, che contiene articoli specializzati, l’offerta di corsi a Zurigo, rapporti annuali e, dall’inizio della Seconda guerra mondiale, notizie a carattere nazionale(6).
Nel 1942 Hermann Weilenmann illustra le prestazioni delle Università popolari alla Nuova società elvetica di orientamento nazionalconservatore, paragonando tali organismi agli istituti di formazione popolare danesi e della Germania settentrionale riunitisi ai fini di «una collaborazione a lungo termine»(7).
Nello stesso anno le Università popolari organizzano una seconda conferenza svizzera, incentrata sulla neutralità e la Difesa spirituale. Le Università popolari devono perseguire l’obiettivo di uno «sviluppo individuale improntato alla ragione e allo spirito comunitario»(8). In questo periodo in cui l’esistenza della Svizzera è minacciata, istituire un’associazione appare indispensabile.
Nel 1943 si svolge l’assemblea costitutiva dell’AUPS. Viene nominato presidente Adolf Portmann, direttore dell’Università popolare di Zurigo e professore di zoologia. Il segretariato ha sede a Zurigo ed è affidato a Hermann Weilenmann.
Nel 1944 l’AUPS organizza la sua prima assemblea ordinaria dei membri a Zurigo, a cui partecipano 11 affiliati. Alla fine del 1944, l’Associazione conta 53 membri(9).
La prima pubblicazione dell’associazione ha una veste grafica modesta. Tuttavia, le parole in essa contenute sono pesanti: l’iniziatore dell’associazione, Hermann Weilenmann, spiega l’importanza della formazione degli adulti per la democrazia. Fonte: Weilenmann 1944a.
Non esiste un’associazione senza un “organo ufficiale”. La rivista “Università popolare” era pubblicata dall’Associazione per l’incentivazione dell’Università popolare del Canton Zurigo e conteneva principalmente articoli specialistici, ma pubblicava anche notizie sull’associazione. Fonte: Weilenmann 1944a, p. 36.
La formazione degli adulti si sviluppa
Nel 1944 viene fondata la Scuola Club Migros, che offre principalmente corsi di lingua.
Nel 1951 nasce la Federazione svizzera per l’educazione degli adulti (FSEA). Hermann Weilenmann ne è il primo presidente. Scopo della Federazione è la formazione continua della società, in quanto «la vita dei Popoli come dei singoli individui è variegata e complessa. La democrazia ha bisogno di cittadini dotati di spirito critico e autonomia di pensiero(10).
Dalla metà degli anni 1950, le Università popolari si diffondono anche nelle regioni rurali della Svizzera tedesca e francese. Esse offrono tra l’altro corsi di scienze naturali, religione, filosofia, arte, musica, storia e scienze sociali.
Nel 1963, i Corsi per adulti proposti in Ticino aderiscono all’AUPS. Da allora l’Associazione include le Università popolari di tutte le parti del Paese.
Nel 1964 l’AUPS conta ormai 149 membri.
Negli anni 1960 la concorrenza nell’ambito della formazione per adulti aumenta. Le Università popolari e l’AUPS devono reagire e riflettere su una professionalizzazione(11).
Nel 1974 l’AUPS pubblica la sua prima statistica sulle ore di lezione proposte da tutte le Università popolari. Nel 1978 viene superata la soglia di un milione di ore di corsi(12).
Nel 1975 la Commissione federale di esperti sotto la direzione del Consigliere nazionale Gaston Clottu pubblica il suo rapporto sulla politica culturale svizzera(13). Il rapporto auspica l’accesso di tutta la popolazione alla formazione generale affinché essa possa «acquisire delle tecniche d’espressione e sviluppare la sua sensibilità»(14). La formazione degli adulti diventa così un compito della politica culturale.
L’UP aveva una funzione centrale nella democrazia. Questo era il messaggio principale di un articolo di Hermann Weilenmann sul quotidiano Volkszeitung nel 1948. Fonte: Archivio di Stato di Zurigo.
Certificati e corsi di informatica
Insieme alle associazioni delle Università popolari tedesche e austriache, l’AUPS organizza esami standardizzati di inglese, spagnolo, russo, matematica ed elettrotecnica che riscuotono un successo enorme. Soprattutto i diplomi di lingua godono di grandissima popolarità.
I responsabili dei corsi hanno l’opportunità di perfezionarsi sotto il profilo didattico e scientifico nel quadro di convegni organizzati dall’AUPS(15); l’Associazione partecipa inoltre all’International Certificate Conference (ICC).
Nel 1979 l’AUPS avvia una collaborazione con la Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca (SRF). La SRF trasmette il corso di inglese Follow-me e le Università popolari propongono lezioni abbinate.
Dal 1984 le Università popolari organizzano lezioni e rilasciano certificati di informatica. Un numero sempre maggiore di Università popolari si dota di aule di informatica.
Copertina del rapporto annuale 1985/86: negli anni ’80 si tennero i primi corsi di informatica presso l’UP. Fonte: Archivio AUPS.
Un’immagine dell’assemblea generale del 2002 di Anton Lindgren; da notare la correzione nella legenda. Sia Anton Lindgren (presidente dell’AUPS dal 1976 al 1980 e direttore dell’UP di Berna) che Robert Schneebeli (presidente dell’AUPS dal 1983 al 1992 e direttore dell’UP di Zurigo) hanno lasciato il segno nella formazione degli adulti in Svizzera negli anni Settanta e Ottanta. Fonte: Archivio AUPS, scatola 6.
Crisi e conflitti
La ragion d’essere dell’AUPS è stata ripetutamente messa in discussione dai suoi membri.
Nel 1981 i membri chiedono all’Associazione di potenziare i propri servizi; un segretario a titolo accessorio non basta infatti a soddisfare le loro esigenze. L’AUPS assume quindi una segretaria a tempo pieno.
Nel 1985 le Università popolari chiedono all’AUPS di tenere maggiormente conto delle loro specificità(16).
Nel 1992 le Università popolari superano la soglia di 2,1 milioni di ore/partecipante (prodotto tra ore di corsi e numero di partecipanti), ma in seguito si registra una diminuzione. Le Università popolari criticano l’Associazione per non aver impedito questo calo.
Nello stesso periodo, in Europa inizia un dibattito in merito alla garanzia della qualità e alla formazione degli esperti per i certificati di lingua. La «Dichiarazione di Amburgo sull’educazione degli adulti», redatta in occasione di una conferenza mondiale dell’UNESCO, definisce la formazione degli adulti come «chiave del XXI secolo»(17). La «società dell’apprendimento» è sulla bocca di tutti(18) ed è considerata un’opportunità dalle Università popolari svizzere.
Nel 1997 Pierre Cevey, Consigliere di Stato vodese a capo del Dipartimento dell’istruzione pubblica, riassume il cambiamento culturale in atto in questi termini:
«Sono finiti i tempi, che la maggior parte di noi ha ancora vissuto, in cui nella prima fase della propria vita si acquisivano le conoscenze necessarie per una determinata professione poi svolta per tutta la vita»(19). La globalizzazione, aggiunge, produce vincitori e vinti e quindi è necessario stare al passo con i tempi.
Nel 2000 l’AUPS è messa di fronte alle prime indagini internazionali sui livelli di competenze come il primo studio PISA, da cui emergono risultati non solo lusinghieri per la Svizzera. «La strada verso una società dell’apprendimento è irta di ostacoli», scrive l’Associazione nel suo rapporto annuale 2000/01(20). L’AUPS mira a introdurre una legge nazionale sulla formazione continua(21). Al tempo stesso, le Università popolari devono fare i conti con una concorrenza accresciuta; in un’epoca all’insegna dell’apprendimento permanente, la formazione continua diventa infatti un mercato interessante.
L’anno d’esercizio 2002/03 si conclude con una perdita di quasi 130’000 franchi, malgrado le sovvenzioni federali pari a circa 300’000 franchi e i contributi dei membri. Tale risultato è dovuto alle numerose iniziative onerose promosse dall’AUPS.
L’AUPS rimane fedele al motto «Chi non avanza arretra»(22). Il nuovo presidente Fabien Loi Zedda, segretario del Dipartimento della formazione vodese, è convinto «che l’Associazione sopravviverà e uscirà rafforzata dalla crisi»(23). Le prefazioni dei rapporti annuali vengono ora scritte da Consiglieri federali che tessono le lodi dell’impegno profuso dalle Università popolari. Essi considerano la formazione come un processo in continuo sviluppo, a cui le Università popolari offrono un prezioso contributo. Vengono concessi sussidi, soprattutto nel campo delle competenze di base e dell’analfabetismo funzionale(24).
Nel 2012 si ripropone la questione della ragion d’essere dell’Associazione: a cosa serve l’AUPS? Ingenti deficit finanziari e critiche alle prestazioni ritenute insufficienti ne minacciano nuovamente la sopravvivenza. L’AUPS continua a contare 80 Università popolari affiliate, ma l’affluenza ai corsi è in calo: le ore/partecipante passano infatti da oltre 2 milioni nel 1992 a poco meno di 1,3 milioni nel 2013. Il segretariato con i suoi molti dipendenti e numerosi progetti nazionali ed europei peggiorano ulteriormente i conti. Così non si può andare avanti(25).
Nel 2013, nel quadro di un’assemblea straordinaria i membri decidono che l’Associazione dovrà ridurre le proprie attività e operare soltanto a livello nazionale(26). Tra i suoi compiti figureranno d’ora in poi:
- rappresentare gli interessi dei membri presso organizzazioni svizzere come la FSEA, le autorità e l’opinione pubblica;
- informare i membri sulla politica di formazione continua della Confederazione;
- promuovere la collaborazione tra i membri;
- divulgare la filosofia educativa delle Università popolari;
- prestare consulenza ai membri nell’ambito dell’elaborazione dei programmi e della gestione aziendale.
La promozione della qualità e la formazione continua dei docenti dei corsi sono ora considerate prestazioni supplementari che l’AUPS può fornire sulla base di contributi di sostegno legati a compiti precisi.
In seguito a questo riorientamento, il segretariato di Berna, che conta circa sei posti di lavoro a tempo pieno, viene sciolto. Il nuovo segretariato, assai ridimensionato, è diretto dall’Università popolare di Zurigo. Ad assumersi la responsabilità per l’articolazione e il coordinamento della formazione continua dei docenti delle Università popolari è ora una collaboratrice a tempo parziale(27). Le mansioni amministrative sono ridotte al minimo e svolte da volontari.
Nel 2016 si registra una ripresa. Il numero annuo di ore/partecipante risale a 1,8 milioni, e molti istituti affiliati fioriscono.
Nel 2019 l’AUPS lancia il proprio marchio di qualità +up, basato su circoli di qualità in cui diverse Università popolari valutano congiuntamente la gestione della qualità.
Nel 2020, il primo anno della pandemia di COVID-19 e delle relative chiusure a livello nazionale, l’AUPS svolge il proprio ruolo di associazione mantello prestando consulenza e sostegno e proponendo corsi di formazione continua ai docenti delle Università popolari che da un giorno all’altro sono costretti a passare all’insegnamento online.
Nel 2021 l’AUPS amplia il segretariato di Zurigo, assume nuovo personale e orienta maggiormente il proprio operato in funzione della legge sulla formazione continua entrata in vigore nel 2017. In particolare rafforza il suo impegno a favore delle competenze di base, della formazione continua delle persone con più di 65 anni e della formazione alla sostenibilità. Inoltre promuove la gestione della qualità.
Nel 2023 l’affluenza ai corsi ritorna alla normalità dopo il crollo dovuto alla pandemia.
Nel 2024 il numero di ore/partecipante ritorna ai livelli del 2019, ossia a quasi 2 milioni. La SEFRI annuncia regole più severe per la concessione di sussidi nel settore della formazione continua: d’ora in poi, le organizzazioni beneficiarie dovranno contribuire nella misura del 40% alle iniziative in materia. Per l’AUPS e i suoi membri, si tratta di una nuova sfida con cui fare i conti.
Dalle lezioni di scienze ai corsi di danza: all’inizio degli anni ’90, l’AUPS ha sottolineato l’ampia gamma di corsi offerti delle UP. Fonte: Rapporto annuale 1990/91.
Dove si trovano le UP in Svizzera e chi li frequenta? I dati statistici per il 1996/97 mostrano un calo dei corsi, delle sedi, delle ore di corso, delle presenze e delle ore persona. Fonte: Rapporto annuale 1996/97, p. 2.
Dalla cultura all’economia, dall’UFC alla SEFRI
Nel 1992, la competenza per il sostegno finanziario delle organizzazioni nazionali per la formazione degli adulti passa dalla Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia all’Ufficio federale della cultura (all’epoca denominato Ufficio federale degli affari culturali) facente capo al Dipartimento federale dell’interno. Il New Public Management si diffonde a tutti i livelli dell’amministrazione.
Nel 1999 esce il rapporto «Weiterbildung in der Schweiz: Situation und Empfehlungen» («Formazione continua in Svizzera: punto della situazione e raccomandazioni») di Philipp Gonon e André Schläfli. Gli autori descrivono la formazione culturale degli adulti, la formazione continua professionale e quella orientata alla carriera come ambiti distinti ma complementari. Rivolgendo lo sguardo ai Cantoni, il rapporto giunge tra l’altro alla conclusione che la formazione degli adulti in Svizzera è «poco uniforme» e «ripartita su un gran numero di attori e strutture»(28).
Nel maggio 2006, il Popolo accoglie le nuove disposizioni costituzionali nel settore della formazione, che considerano ora la Svizzera uno spazio formativo unitario, definito congiuntamente dalla Confederazione e dai Cantoni. In base all’articolo 64a, «la Confederazione stabilisce principi in materia di perfezionamento»(29), il che pone le basi per una legge nazionale sulla formazione continua. Dopo un acceso dibattito, le Camere federali approvano la legge federale sulla formazione continua (LFCo), che entra il vigore il 1° gennaio 2017.
La LFCo rinuncia a fornire una definizione positiva della formazione continua. Senza soffermarsi sui suoi contenuti, la considera una formazione non statale e non formale. In quest’ambito, la Confederazione limita il suo sostegno finanziario all’acquisizione e al mantenimento delle competenze di base degli adulti. Rientrano in questa categoria la lettura, la scrittura e l’espressione orale in una lingua nazionale, la matematica elementare e l’utilizzo di tecnologie dell’informazione e della comunicazione. A tale scopo, la Confederazione ricorre in primo luogo a misure di sostegno previste nella legislazione speciale come ad esempio la legge sugli stranieri, la legge sull’assicurazione contro la disoccupazione, la legge sulla formazione professionale, la legge federale sull’assicurazione per l’invalidità o la legge sull’aiuto sociale.
La Confederazione delega l’attuazione delle misure nell’ambito delle competenze di base ai Cantoni, a cui rimborsa fino alla metà delle spese sostenute.
Nell’articolo 4 LFCo la Confederazione illustra i suoi obiettivi:
«La Confederazione persegue, unitamente ai Cantoni, i seguenti obiettivi in materia di formazione continua:
- sostenere le iniziative con cui i singoli provvedono alla propria formazione continua;
- creare le premesse che consentano a ciascuno di partecipare alla formazione continua;
- migliorare la competitività delle persone poco qualificate sul mercato del lavoro;
- creare condizioni quadro favorevoli per gli operatori della formazione continua di diritto pubblico e privato;
- garantire il coordinamento delle offerte di formazione continua disciplinate e sostenute da Confederazione e Cantoni;
- seguire l’evoluzione internazionale nell’ambito della formazione continua, confrontarla con gli sviluppi nazionali e valutare gli effetti di entrambi»(30).
La LFCo consolida una tendenza già delineatasi a cavallo del 2000: la Confederazione e, in misura crescente, anche i Cantoni si limitano a sostenere prestazioni «utili» nell’ambito della formazione di base e corsi di lingua per alloglotti, rinunciando invece a promuovere la formazione generale scientifica e culturale per persone di qualsiasi età e provenienza. In fin dei conti si punta sulla competitività dell’individuo all’interno del mercato del lavoro, sul suo valore economico.
A testimonianza di questa evoluzione, cambia anche l’interlocutore di riferimento per l’AUPS: la competenza in quest’ambito passa infatti dall’Ufficio federale della cultura alla Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI) integrata nel Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca.
L’AUPS riceve ancora un sostegno per il suo contributo nel quadro della politica della formazione, della garanzia e dello sviluppo della qualità e della digitalizzazione nonché per singoli compiti particolari. Accanto alla Federazione svizzera Leggere e Scrivere e alla FSEA, è una delle otto organizzazioni sovvenzionate in virtù della LFCo.
A prescindere dalle attività generali dell’AUPS, le Università popolari possono essere distinte in tre categorie:
- Università popolari considerate istituti di formazione professionali e di regola sostenute dallo Stato per le prestazioni culturali fornite. Questa tipologia è diffusa principalmente nelle grandi città.
- Università popolari basate sul volontariato, presenti soprattutto in città di medie dimensioni e villaggi. Organizzate perlopiù sotto forma di associazioni, sono di regola sostenute dai Comuni, spesso anche dei dintorni, e costituiscono attori culturali importanti.
- I Corsi per adulti in Ticino, proposti a livello cantonale e in Mesolcina, sono integrati nell’amministrazione cantonale(31).
L’aspetto che accomuna tutte le Università popolari è la formazione generale su temi inerenti alla cultura, alla scienza, alla politica e alla salute, proposta in una grande varietà di corsi e formati.
Delegati che votano all’assemblea generale del 2002. Fonte: Archivio AUPS, scatola 6.
Dalle crisi si impara
Le Università popolari non sono solo spazi di apprendimento collettivo, ma anche organizzazioni in grado di imparare dalle esperienze del passato. Negli anni dal 2013 al 2024 si sono registrate due crisi, che l’AUPS e i suoi membri sono riusciti a superare solo grazie agli sforzi profusi in comune, un grande impegno e aiuti pubblici.
La prima crisi coincide – per caso? – con il riorientamento della formazione continua verso le esigenze dell’economia. Nel 2013 emerge con chiarezza che l’AUPS vive al di sopra dei propri mezzi e ha esaurito le sue riserve. Christoph Reichenau, all’epoca vicepresidente, deve assumere la direzione e riorganizzare l’Associazione. Si procede così allo smantellamento del segretariato di Berna e alla riduzione delle attività: l’AUPS rinuncia in particolare a effettuare test di lingua, limita drasticamente la sua presenza internazionale e affida le attività operative al proprio Comitato direttivo. Ciò consente di salvare l’AUPS dal fallimento e traghettare l’Associazione verso il futuro con un nuovo Comitato direttivo.
Il risultato viene celebrato in occasione dei 75 anni dell’Associazione, festeggiato a Grenchen nel 2018, e con una pubblicazione bilingue che ripercorre la storia dell’AUPS intitolata «Bildung zur Vernunft / Pour une éducation raisonnée». Il suo fulcro è il «manifesto analogico», un appello a concepire l’apprendimento come un’attività sociale, un’azione collettiva e ad adottare un atteggiamento critico nei confronti dei presunti poteri taumaturgici della tecnologia. Alla luce delle virtù salvifiche attribuite oggi all’intelligenza artificiale, questa visione appare più che mai attuale e corretta.
L’AUPS arriva così alla pandemia di COVID-19 rinvigorita e in grado di svolgere appieno il proprio ruolo di associazione mantello offrendo consulenza, sostegno e offerte di formazione continua ai docenti delle Università popolari che da un giorno all’altro devono passare all’insegnamento online. Inoltre si occupa dei rapporti e della condivisione di conoscenze con altre associazioni mantello.
Entrambe le crisi hanno evidenziato quanto sia importante l’Associazione per dare un futuro all’idea di Università popolare. Gli insegnamenti che se ne possono trarre sono diversi: da un lato, che il segretariato necessita comunque di una certa dotazione di personale per poter offrire prestazioni ai membri dell’AUPS e, dall’altro, che una maggiore attenzione alle priorità della politica della formazione da parte dei membri è indispensabile per dare maggiore voce alle Università popolari e alla formazione generale per adulti all’interno dello spazio formativo elvetico.
Il rinnovamento delle Università popolari –
Intervista con l’ex presidente Christoph Reichenau
Cos’è cambiato dall’entrata in vigore della legge federale sulla formazione continua? Come sarà il futuro delle Università popolari in Svizzera? Quali saranno i compiti dell’AUPS in tale contesto? Questi tre interrogativi sono stati posti il 2 maggio 2018 a Christoph Reichenau, all’epoca presidente dell’Associazione.
Cos’è cambiato per l’AUPS dal 1° gennaio 2017, data dell’entrata in vigore della legge federale sulla formazione continua?
L’AUPS e le Università popolari hanno un ruolo riconosciuto, nell’ambito sia della formazione generale che della trasmissione delle competenze di base. Grazie alla formazione generale scientifico-culturale, offriamo un contributo qualitativo al panorama della formazione continua che nessun altro è in grado di fornire. L’impegno delle Università popolari a favore delle competenze di base ruota attorno a competenze quali scrivere, leggere, le conoscenze legate alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e la matematica. Sovvenzioni federali vengono concesse solo in quest’ambito. A parole la formazione generale gode di un grande sostegno, ma i soldi arrivano solo per la promozione delle competenze di base. Attualmente l’AUPS riceve un sussidio annuo di 204 000 franchi, in cambio del quale fornisce determinate prestazioni stabilite in un contratto di prestazione (cfr. testo precedente). Nel periodo 2017-2020 si tratta ad esempio, oltre alla formazione continua interna per docenti e personale amministrativo, dello svolgimento di un progetto pilota per un lavoro formativo nell’ambiente di vita dei gruppi target da parte di ambasciatori della formazione, dell’elaborazione di un rapporto sul futuro della formazione di base e dell’analisi delle esigenze formative delle persone con più di 65 anni. La maggior parte di questi compiti richiede il coinvolgimento dei membri.
Le Università popolari hanno un orientamento umanistico. Il mercato esige però competenze, e l’offerta di formazione continua funziona secondo i principi del libero mercato. In che modo le Università popolari fanno i conti con queste contraddizioni?
Le Università popolari forniscono prestazioni la cui necessità appare sempre meno indiscussa, ma incarnano l’idea originaria della formazione per adulti – un’espressione oggi quasi desueta, dato che ormai tutto è «formazione continua». Difendiamo una concezione non utilitaristica del sapere. L’aspetto cruciale per noi è l’interesse delle persone a capire meglio un determinato tema, ad approfondire una questione o una materia o, semplicemente, il piacere di imparare. Non è detto che tutte le conoscenze debbano avere un tornaconto immediato nella sfera professionale o extraprofessionale.
Più un’Università popolare è grande, più essa farà tuttavia bene a offrire prestazioni alla società nel campo delle competenze di base. Oltre a scrivere, leggere, alle conoscenze legate alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e alla matematica, ne fanno parte tutte le competenze legate alla comunicazione. In quest’ambito i concorrenti possono diventare partner.
Quali sono le funzioni dell’AUPS nel presente – e nel futuro?
L’Associazione deve agire da fiduciaria per tutte le Università popolari, anche nei Cantoni in cui esse non beneficiano più di un sostegno pubblico. Con il nostro sostegno, le Università popolari devono essere in grado di svolgere un lavoro di buona qualità. Attualmente discutiamo come assicurare e certificare la qualità. Può trattarsi di un marchio riconosciuto o di un marchio dell’AUPS. L’aspetto fondamentale non sono i soldi ma la qualità.
A livello nazionale dobbiamo cercare di individualizzare la formazione continua nelle competenze di base. Ciò significa che non è la persona a doversi adattare a un corso ma viceversa. Insieme ai diretti interessati, occorre definire degli obiettivi e poi elaborare un piano di formazione. Nel migliore dei casi, quest’ultimo può essere messo in atto presso un’Università popolare, ma vanno presi in considerazione anche dei contesti alternativi. Nell’ambito delle competenze di base va quindi affermato il principio: «abbandonare la norma e porre l’accento sull’individuo».
Per quanto riguarda la formazione culturale generale, i nostri membri continueranno a proporre i formati abituali. Sorprendentemente riusciamo sempre a trovare persone preparate che ne se occupano per una retribuzione modesta! All’interno di un’Università popolare, ognuno può apportare la propria passione e le proprie idee, naturalmente a patto di disporre di un minimo di preparazione metodologica. Per questo motivo l’aspetto della qualità riveste un’importanza cruciale. Le Università popolari offrono così anche una piattaforma per la mediazione culturale a numerosi specialisti che altrimenti non troverebbero spazio.
Presidenti dell’ associazione
1944–1954
Adolf Portmann
Professore di zoologia a Basilea, 1938-1964 presidente dell’Università popolare di Basilea.
Adolf Portmann
1955–1964
Hermann Weilenmann
Economista, direttore dell’Università popolare di Zurigo 1928-1964 (in precedenza segretario della stessa).
Hermann Weilenmann
1965–1968
Karl Fehr
Filologo classico e germanista, insegnante di scuola secondaria, docente privato.
Karl Fehr
1968–1976
Jean-Marie Moeckli
Filologo classico, segretario generale dell’Università popolare del Jura (1956-1991).
Jean-Marie Möckli
1976–1980
Anton Lindgren
Scienziato naturalista, didatta, direttore dell’Università popolare di Berna (1971-1983).
Anton Lindgren
1980–1982
Roland Ris
Germanista, professore di lingua e letteratura tedesca a Berna e al Politecnico di Zurigo.
Roland Ris
1983–1992
Robert Schneebeli
Storico e anglista, direttore dell’Università popolare di Zurigo (1966-1992).
Robert Schneebeli
1993–1996
Urs Hochstrasser
Matematico, fisico, informatico, direttore dell’Ufficio federale della formazione e della scienza (1969-1989), presidente dell’Associazione delle Università popolari di Berna (1990-1996).
Urs Hochstrasser
1997–2003
Pierre Cevey
Economista, Consigliere di Stato del Canton Vaud.
Pierre Cevey
2004–2012
Fabien Loï Zedda
Filologo classico, ex direttore dell’Università popolare di Losanna, Segretario generale del Dipartimento della formazione del Canton Vaud.
Loï Zedda
2013–2021
Christoph Reichenau
Avvocato, ex presidente dell’Università popolare di Berna, vicedirettore dell’Ufficio federale della cultura (1997-2003) e segretario alla cultura della città di Berna (2003-2008).
Christoph Reichenau
2021–
Pius Knüsel
Giornalista, ex direttore della Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia (2002-2021), direttore dell’Università popolare di Zurigo (2014-2021).
Pius Knüsel
Nota
- Montanari Häusler 2011, pagg. 29-36.
- Montanari Häusler 2011, pag. 36.
- Wittpoth 2013, pag. 28; Montanari Häusler 2011, pag. 34.
- Montanari Häusler 2011, pag. 32.
- Mattsmüller 1976, pagg. 343 seg.
- Archivio di Stato di Zurigo, versamento Stiftung VHS des Kantons Zürich, rivista «Volkshochschule».
- Mattmüller 1976, pag. 346.
- Weilenmann 1944a, pag. 8.
- Indicazioni statistiche: Archivio di Stato di Zurigo, versamento Stiftung VHS des Kantons Zürich, rivista «Volkshochschule», 1945/4, pag. 123.
- Commissione svizzera per l’UNESCO, in «Schweizerische Lehrerinnenzeitung», 1951, pag. 329.
- Montanari Häusler 2011, pagg. 100-103, Rapporti annuali AUPS dal 1965/66 al 1968/69.
- Calcolato sulla base dei rapporti annuali AUPS 1970/71-1979/80.
- https://www.bak.admin.ch/bak/it/home/temi/legge-sulla-promozione-della-cultura/cronologia-della-promozione-culturale-della-confederazione.html#1554742852
- Clottu 1975, pag. 380.
- Rapporto annuale AUPS 1978/79, pagg. 3 seg.
- Rapporto annuale AUPS 1984/85, pagg. 5-8 (in questo rapporto annuale, Robert Schneebeli, presidente dell’AUPS, propone una retrospettiva critica sulla storia dell’Associazione).
- Istituto UNESCO per l’educazione, pag. 1.
- L’attenzione per l’apprendimento permanente e la convinzione che tale obiettivo avrebbe garantito il futuro delle Università popolari risalgono già agli anni 1960, cfr. rapporti annuali e Montanari Häusler 2011, pag. 40.
- Rapporto annuale AUPS 1996/97, pag. 11.
- Rapporto annuale AUPS 2000/01, pag. 4.
- Rapporto annuale AUPS 2002/03, pag. 6; per gli sviluppi in materia si vedano i rapporti annuali 1997/98-2001/02. Nel corso degli anni 1990 erano già entrate in vigore le prime leggi cantonali sulla formazione degli adulti o la formazione continua; cfr. a tale proposito anche Montanari Häusler, pag. 42-48.
- Rapporto annuale AUPS 2003/04, pag. 10.
- Rapporto annuale AUPS 2003/04, pag. 5.
- Rapporto annuale AUPS 2010/11, prefazione del Consiglio federale Didier Burkhalter, pag. 1. Indicazioni sui sussidi figurano nei conti annuali.
- Rapporto annuale AUPS 2011/12, rapporto annuale Fabien Loi Zedda.
- Archivio privato Christoph Reichenau, vari documenti del 2013; colloquio con Christoph Reichenau su presente e futuro delle Università popolari del 2 maggio 2018.
- Colloquio con Christoph Reichenau su presente e futuro delle Università popolari del 2 maggio 2018.
- Schläfli/Gonon 1999.
- https://www.fedlex.admin.ch/eli/cc/1999/404/it
- LFCo, art. 4.
- Colloquio con Christoph Reichenau su presente e futuro delle Università popolari del 2 maggio 2018.
Letteratura
- Clottu, Gaston et al.: Beiträge für eine Kulturpolitik in der Schweiz. Bericht der eidgenössischen Expertenkommission für Fragen einer schweizerischen Kulturpolitik. Bern 1975.
- Dominicé, Pierre; Finger, Matthias, avec la collaboration de Christine Gardiol Gutierrez: L’éducation des adultes en Suisse. Zürich 1990.
- Furrer, Hans: Erwachsenenbildung. In: Historisches Lexikon der Schweiz (HLS), http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/d/D13912.php; Version vom 15.11.2005.
- Grunder, Hans-Ulrich: Wartenweiler, Fritz. In: Historisches Lexikon der Schweiz (HLS), http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/d/D9087.php; Version vom 17.11.2015.
- Hochstrasser, Tamara und Markus: Festschrift zum 70. Geburtstag von Urs Hochstrasser 12. Januar 1996. O.O. 1997.
- Keller, Rolf: Kulturpolitik. In: Historisches Lexikon der Schweiz (HLS), http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/d/D10993.php; Version vom 14.7.2010.
- Lindgren, Anton; Mattmüller, Hanspeter: Volkshochschule Bern 1919–1979. Bern 1979.
- Mattmüller, Hanspeter: VHS in Basel und Zürich. Zur Geschichte der Erwachsenenbildung in der Schweiz. Bern 1976.
- Montanari Häusler, Beatrice: Bildung als Auftrag. Die Volkshochschule beider Basel im Wandel ihres Publikums und Programms (1969–2009). Basel 2011.
- Nationale Schweizerische UNESCO-Kommission: Erwachsenenbildung in der Schweiz. In: Schweizerische Lehrerinnenzeitung 55/1950-51, S. 329–331.
- Schläfli, André; Gonon, Philipp: Weiterbildung in der Schweiz: Situation und Perspektiven. Frankfurt a.M. 1999.
- Schneebeli, Robert; VSV: Die Schweizerischen Volkshochschulen an der Schwelle zum XXI. Jahrhundert. Herausgegeben vom VSV. 1991 (in Archiv VSV, Schachtel Nr. 6)
- Schweizerische Vereinigung für Erwachsenenbildung (Hg.): Erwachsenenbildung in der Schweiz. Zürich 1955.
- UNESCO-Institut für Pädagogik; Bundesministerium für Bildung, Wissenschaft, Forschung und Technologie: Hamburger Deklaration zum Lernen im Erwachsenenalter. Agenda für die Zukunft. Fünfte Internationale Konferenz über Erwachsenenbildung, 14.–18. Juli 1997, Hamburg 1998.
- Weilenmann, Hermann: Die schweizerischen Volkshochschulen im Jahre 1944. Hg. Verband der schweizerischen Volkshochschulen. Zürich 1944. (= Weilenmann 1944a)
- Weilenmann, Hermann: L’Université Populaire. Principes et Réalisations. Genf 1944. (= Weilenmann 1944b)
- Weilenmann, Hermann: Die schweizerischen Volkshochschulen 1956/57. Hg. Verband der schweizerischen Volkshochschulen. Zürich 1957.
- Weibel, Andrea: Hochstrasser, Urs. In: Historisches Lexikon der Schweiz (HLS), http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/d/D24735.php; Version vom 23.5.2005.
- Wittpoth, Jürgen: Einführung in die Erwachsenenbildung. 4., überarbeitete und aktualisierte Auflage. Opladen/Toronto 2013.
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